mercoledì 26 marzo 2008

Open source e nuovi modelli di marketing

Parliamo di aziende produttrici di software. Piccole aziende. In Italia.
Parliamo di quelle micro realtà locali, fatte di giovani e promettenti tecnici che si affacciano al mondo dell'imprenditoria con prodotti magari eccellenti, ma che non riescono a ritagliarsi una fetta di mercato e cedono alle tentazioni della consulenza, finendo per vendere know-how e non prodotti.
Mi riferisco a tutto quel potenziale di creatività e competenza tecnica che non riesce ad esprimersi se non conformandosi alle esigenze di un mercato troppo dipendente dalle strategie di pubblicità e marketing, quindi svendendosi in consulenze che non rendono giustizia a idee troppo innovative, a tecnologie troppo avanzate: hey tu! si, proprio tu! sto parlando proprio di te... e di te... e anche di te!
E di me?

Sono rimasto colpito dalla recente acquisizione da parte di Sun di MySql, e dal nuovo modello di business che Jonathan Schwartz sta imprimendo alla Sun: sempre più prodotti open source, da Java ad OpenOffice, da NetBeans ad OpenSolaris, da SugarCRM allo stesso MySql: ma cosa ci guadagna la Sun da tutto questo software free? Una risposta viene dal core business di Sun, e cioè dall'offerta di soluzioni complete hw + sw per enterprise di fascia medio grande, soluzioni tecnologicamente molto avanzate ma ad un costo concorrenziale rispetto a quelle offerte da Microsoft o IBM.
Ed è interessante il fatto che Sun riesca a mantenere il focus sulla tecnologia, e non sul marketing, affidando quest'ultimo al fenomeno dell'open source. In pratica i prodotti si pubblicizzano da soli attraverso la loro eccellenza tecnologica e l'utilizzo che i responsabili IT ne fanno in quanto prodotti gratuiti; inoltre, grazie al contributo della community questi prodotti sono arrivati al punto di competere con i prodotti commerciali a livello di features (OpenOffice e MySql sono degli esempi lampanti), oltre ad avere qualche asso nella manica (aderenza agli standard, qualità, sicurezza).
Ma questo modello di business potrebbe essere applicato anche a realtà differenti?
Immagino uno scenario in cui un brillante sviluppatore mette in campo un software particolarmente interessante, ma senza avere le risorse per mantenerlo ne tantomeno pubblicizzarlo; dopo qualche operazione burocratica di copyright, apre un progetto open source, e con l'aiuto della community riesce ad arrivare ad una soluzione solida e funzionale. Nel frattempo la voce si sparge e molte aziende cominciano ad utilizzare questo software; pian piano il nostro sviluppatore comincia ad offrire consulenze alle aziende che utilizzano il suo prodotto ed entra nel turbinio di un circolo virtuoso: più il prodotto cresce, più aziende lo utilizzano; più lo utilizzano, più necessitano di supporto a pagamento; più business riesce a fare il nostro eroe, più cresce la sua piccola attività, e crescendo fornisce al prodotto software sempre nuova linfa.

1 commento:

Unknown ha detto...

E' di oggi il rumor secondo cui Sun comincerà ad introdurre caratteristiche closed-source dentro MySQL.
L'open-source è un'idea fantastica, e tutti quelli che usano Linux lo sanno molto bene: software migliore, software gratuito. Ma quanti di noi hanno mai aperto il codice di un progetto open per apportarvi modifiche, sinceramente ? Progetti della dimensione di MySQL, o Firebird, o il kernel Linux ? Open source per le grandi aziende imho è + un veicolo commerciale, un fatto di immagine, che una scelta filosofica: il core team di sviluppo di prodotti open propetary come MySQL è diventato sono foraggiati da una grande azienda, e decideranno cosa fare e cosa implementare in base alle richieste dell'azienda. Sempre imho, il discorso funziona bene con progetti di portata limitata, molto specifici, perchè tendenzialmente chi sviluppa software open source solitamente non sviluppa un'adeguata documentazione (vedi progetti tipo live555 o ffmpeg); questo fattore genera ulteriore entropia, perchè noi coder sappiamo che è + facile scrivere qualcosa da zero che leggere un migliaio di righe di codice altrui non debitamente documentato -> risultato, dato un ambito funzionale (ad esempio "video player"), possiamo scegliere fra VLC, Mplayer, Kaffein, Noatun, etc. Perchè questa dispersione di energie ? Nessuno dei sopracitati è meglio degli altri, ognuno ha delle carenze e dei vantaggi rispetto agli altri. Perchè gli sviluppatori non uniscono le forze e fanno UN player di riferimento, senza costringermi a tenerne installati quattro e ricordarmi quale usare a seconda del contesto ?

Nell'era della concentrazione del capitale, l'unico scenario che vedo possibile per i volenterosi è quello di emergere per meriti nel panorama della rete sperando di essere assorbiti da qualcuno ....

Come sempre OT ... cmq viva la chiusura di MySQL, magari grazie agli sforzi di Sun un giorno potremo chiamarlo DBMS (qualcuno di voi se n'era accorto che un prodotto di m****, no ?)